I primi documenti, in cui con il nome Chianti identifica una zona di produzione di vino, ma anche il vino prodotto, risalgono al XIII secolo, e si riferiscono alla “Lega del Chianti” che si era costituita a Firenze per disciplinare i rapporti con i terziari della zona di Radda, Gaiole e Castellina.
Quello che ancora oggi è l’emblema del vino chianti in tutto il mondo trae le proprie origini proprio dal simbolo della Lega del Chianti: un Gallo Nero su fondo dorato.
Nel 1398 il Chianti era un vino bianco di scarsa qualità. Più tardi, nel 1427, il vino Chianti diventa rosso, la qualità viene migliorata al punto che viene scelto anche dai Papi.
Il 24 settembre 1716 a Firenze il Granduca Cosimo III de’ Medici emanò un bando nel quale venivano specificati, per la prima volta, i confini delle zone entro le quali potevano essere prodotti i vini Chianti, Pomino, Carmignano, e Val d’Arno di Sopra: una sorta di indicazione specifica delle zone di produzione dei vini, ciò che oggi è riassunto nella siglia DOC. il Granduca Cosimo III de’ Medici emanò anche un Decreto con il quale veniva istituita una Congregazione di vigilanza sulla produzione, la spedizione, il controllo contro le frodi ed il commercio dei vini.
Fu nel 1835, che Bettino Ricasoli, agricoltore ed enologo, produsse nella propria tenuta in Toscana del Castello di Brolio un vino rosso corposo e dal sapore intenso tale da tenere testa ai famosi vini rossi italiani e francesi. Il vino creato da Bettino Ricasoli aprì di fatto la strada alla commercializzazione nel mondo del vino Chianti, che fu diffuso in tutto il mondo.
Il Vino Chianti è uno dei più amati nel mondo e viene prodotto rigorosamente in Toscana, tra le province di Firenze, Siena, Arezzo, Pisa, Pistoia e Prato. Questa è una zona caratterizzata da una combinazione di climi e terreni particolari, che permettono di produrre un vino pregiato e prezioso.
L’altitudine delle colline si aggira tra i 200 e i 400 m sul livello del mare, mentre il clima può essere definito umido con una piovosità massima registrata nel mese di Novembre.
Gli Etruschi in queste vallate coltivavano Chianti, chiamandolo così in onore dell’antica Lega del Chianti: circoscrizione amministrativa del contado fiorentino con propri statuti.
Il simbolo della Lega del Chianti era un Gallo Nero in campo dorato, e questo simbolo è divenuto l’emblema del Consorzio del Vino Chianti Classico; l’associazione di tutela del Chianti, insieme al Consorzio Vino Chianti.
Uno dei primi documenti storici, notarile per la precisione, risale al 1398 e qui il nome Chianti appare forse per la prima volta riferito al vino prodotto in questa zona.
Ma come si produceva il vino Chianti?
Fino a tutto il 1700 veniva prodotto utilizzando solo le uve del vitigno sangiovese; ma a partire dai primi anni dell’800 si iniziò a mescolare diverse varietà di uve, per migliorare la qualità finale del vino (uvaggio).
Non essendo la produzione del territorio in grado infatti di far fronte alla crescente domanda, anche i territori limitrofi iniziarono a produrre vino con questi nuovi sistemi di uvaggio, ottenendo dei prodotti che venivano chiamati “Chianti” o addirittura “Chianti tout court”.
Le continue imitazioni fatte resero così necessaria la creazione di un organismo che tutelasse il vero vino Chianti dai plagi.
Sin dal 1927 esiste un Consorzio Vino Chianti che oggi riunisce oltre 2 500 produttori che interessano più di 13 000 ettari di vigneto per oltre 80 milioni di litri di vino Chianti prodotto ogni anno. Il Consorzio è incaricato sin dal 1978 da parte del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali della vigilanza per la DOCG Chianti e per le altre denominazioni di competenza, ovverosia le DOC Vin Santo del Chianti e Colli dell’Etruria Centrale.
Inoltre, nel 1932 un decreto interministeriale riconobbe al vino della zona di origine più antica Chianti il diritto di avvalersi della specificazione “Classico” in quanto prodotto nella zona storica. Fu quindi in questa occasione che per la prima volta venne definitiva la denominazione Chianti Classico.
Le denominazioni di vino Chianti
A secondo della zona di produzione esistono varie denominazioni capitanate dal Chianti Classico (tutelato dal Consorzio del Chianti Classico) e in aggiunta le seguenti:
- Colli Aretini
- Colli Fiorentini
- Colli Senesi
- Colline Pisane
- Montalbano
- Montespertoli
- Rùfina
A queste denominazioni si aggiungono due tipologie: Riserva e Superiore.
Quali sono le caratteristiche del vino Chianti?
Partendo dal colore, deve essere rubino vivace, tendente al granato con l’invecchiamento. L’odore è vinoso, con profumo di mammola e con pronunziato carattere di finezza nella fase di invecchiamento. Il sapore deve essere armonico, asciutto, sapido, leggermente tannico, che si affina col tempo al morbido vellutato.
L’invecchiamento minimo prevede un periodo di 3 mesi, mentre se supera almeno di 2 anni ha diritto alla qualifica di Riserva. In quest’ultimo caso dovrà avere almeno tre mesi di affinamento in bottiglia ed un titolo alcolometrico volumico totale minimo del 12%.
Quali bottiglie usare
Anche la scelta delle bottiglie da usare non è lasciata al caso. L’immissione al consumo è consentita solo in bottiglie di vetro di tipo bordolese o in fiaschi tradizionali all’uso toscano. Inoltre deve essere usato esclusivamente il tappo di sughero raso bocca della bottiglia; fanno eccezione i recipienti con tappi a corona o capsule a strappo per le capacità fino a 0,250 litri.
Quali abbinamenti?
Il vino Chianti si sposa alla perfezione con arrosti e cacciagione, formaggi stagionati ma non piccanti, primi piatti saporiti.
Il nostro Chianti
L’azienda agricola Milanti Gentile produce il Buriano, e il Cereris.
Il BURIANO è la storia della Azienda Milanti Gentile: si dice che il ponte di Buriano sia il ponte raffigurato nella GIOCONDA di Leonardo Da Vinci. Un vino equilibrato di corpo e struttura notevole.
Il CERERIS è alla base della tradizione Aretina della Azienda Milanti Gentile, Vino dal colore rosso rubino tendente al granato con l’invecchiamento. Equilibrio tra sapido ed acidulo, giustamente tannico.
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